Ervin Laszlo - Marco Roveda, La felicità nel cambiamento

Ermanno Olmi, biografia

Ermanno Olmi

Si trasferisce giovanissimo da Bergamo a Milano per iscriversi all’Accademia d’Arte Drammatica seguendo i corsi di recitazione. È impiegato presso la EdisonVolta (dove già lavora la madre) dove organizza il servizio cinematografico dirigendo, fra il 1953 e il 1961, una trentina di documentari, tra cui "La diga sul ghiacciaio", "Tre fili fino a Milano" e "Un metro è lungo cinque". Emerge una delle sue cifre filmografiche, l’attenzione per l’uomo all’interno di strutture create dall’uomo stesso. Debutta sul grande schermo con "Il tempo si è fermato" (1959), dove narra l’amicizia fra il guardiano di una diga e uno studente. Influenzato dalle sue origini povere e rurali, il regista offre una visione di privilegio per gli umili, persone semplici che vivono in costante rapporto con la natura e, spesso, sono vittime della solitudine dell’uomo. Conquista i favori della critica con "Il posto", su due giovani alle prese con il loro primo impiego. L’attenzione per il quotidiano, per le cose della vita di tutti i giorni viene ribadita anche ne "I fidanzati" (1963), pellicola legata al mondo operaio, seguita da "E venne un uomo" (1965) con Rod Steiger, biografia di Papa Giovanni XXIII. Olmi firma il suo capolavoro con "L’albero degli zoccoli" (1977), ambientato in una cascina vicino a Bergamo alla fine del secolo scorso, che merita la Palma d’Oro e il Premio Ecumenico della Giuria al Festival di Cannes, il César per il miglior film straniero, i Nastri d’Argento per la miglior fotografia, regia, sceneggiatura e soggetto originale. Nel 1982 torna sul grande schermo con "Cammina cammina". Fonda la scuola di cinema Ipotesi Cinema a Bassano del Grappa, torna a girare documentari per la RAI e qualche spot tv, e riceve per "Milano" il Nastro d’Argento come regista del miglior corto. Il ritorno al lungometraggio. È per "Lunga vita alla signora" (1987). Vince il Leone d’Oro con "La leggenda del santo bevitore", tratto da Joseph Roth, con Rutger Hauer. Trae dal racconto di Dino Buzzati "Il taglio del bosco" il fiabesco "Il segreto del bosco vecchio" (1993), con Paolo Villaggio. A metà degli anni Novanta dirige l’episodio della "Genesi" del progetto RAI "Le storie della Bibbia". Sette anni dopo dirige il successo internazionale "Il mestiere delle armi" che gli vale ben nove David di Donatello nel 2002: miglior film, miglior regista, migliore sceneggiatura, miglior produttore, miglior fotografia, miglior montaggio, miglior musica, migliori costumi e migliore scenografia. Nel 2003 si reca in Cina per "Cantando dietro i paraventi", una storia pacifista di pirati e scorrerie per cui scrittura il solo Bud Spencer tra gli attori occidentali. Il 2005 lo vede impegnato nella realizzazione, insieme ai registi Abbas Kiarostami e Ken Loach, del film "Tickets", mentre del 2007 è il suo ultimo film "Centochiodi", con Raz Degan. Nel 2009 firma il documentario ispirato al forum Terra Madre di Torino. Nel 2008. È insignito con il Leone d’Oro alla carriera della Mostra del Cinema di Venezia.

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