Così vicino
Qual è la nostra impronta idrica?

L'acqua è una delle risorse maggiormente sprecate. In Italia ne consumiamo in media 250 litri al giorno a testa, spesso senza rendercene conto. Ogni volta che scarichiamo l'acqua del water ne perdiamo dai 22 ai 45 litri (gli sciacquoni a basso consumo ne scaricano 15 litri). Se ci soffermiamo a pensare che l'acqua che esce dal rubinetto ha un flusso che va dai 12 ai 20 litri al minuto, ci rendiamo facilmente conto di quanta ne sprechiamo per il lavaggio dei denti, per fare la doccia o il bagno, per sciacquare un bicchiere.

Un consumo “nascosto”, e molto considerevole, d’acqua si ha nel settore alimentare.


Il cibo, infatti, richiede grandi quantità d’acqua per essere prodotto e per poi essere introdotto sul mercato: ne sono necessari tra i 2.000 e i 5.000 litri per produrre il cibo consumato da una sola persona in un solo giorno. Per realizzare una barretta di cioccolato da 100 grammi sono necessari 2400 litri di acqua; per ottenere un chilo di pomodori freschi ce ne vogliono 156 litri; 200 litri per produrre un uovo, 900 litri per un chilo di patate, 3.400 litri per un chilo di riso e ben 2.400 litri per un hamburger da 150 grammi! L’acqua necessaria per una tazzina di caffè, calcolando anche quella servita per crescere e lavorare i chicchi è di 140 litri; quella necessaria per un chilo di carne bovina (per la produzione dei mangimi consumati dall’animale e per l'acqua che beve) è di circa 16.000 litri.

L’acqua “nascosta” negli alimenti, per il processo di crescita e lavorazione, va a formare l’impronta idrica. Esiste una water footprint dell’individuo, della comunità, di un'azienda, di un intero Paese: si tratta del volume d’acqua dolce utilizzato per produrre beni e servizi. Oltre a non sprecare acqua potabile all’interno delle nostre case (attraverso l’installazione di riduttori di flusso ai rubinetti, non lasciando scorrere l’acqua quando ci laviamo i denti, con il riciclo dell’acqua piovana per i servizi igienici e l’irrigazione del giardino, e così via), per quanto riguarda il cibo, possiamo cambiare abitudini sostituendo gli alimenti per cui è necessario usare molta acqua nella fase di produzione con quelli meno esigenti: un esempio su tutti quello di cercare di mangiare meno carne preferendo a questa i vegetali.

Al momento non ci sono etichette che riportano il water footprint. Conviene calcolarlo personalmente, magari tenendo presente la piramide idrica del Barilla Nutrition Center, che indica quali sono i cibi più assetati d’acqua. Messa a confronto con la piramide alimentare, quella idrica rivela, inoltre, un'interessante coincidenza tra i cibi nutrizionalmente meno necessari e più grassi con quelli che consumano più acqua. In pratica i cibi “meno sani” e quindi da mangiare con parsimonia sono anche quelli con un impatto ambientale e idrico maggiore. Ciò conferma che la salute delle persone e quella del pianeta vanno di pari passo. Non dimentichiamolo.