Così vicino
In Italia la cementificazione selvaggia è una della minacce maggiori per il territorio. I numeri sono impressionanti, ma le soluzioni ci sono.

Secondo un dossier del Fai e del Wwf la copertura con asfalto e cemento di aree verdi potrebbe raggiungere, nei prossimi anni, i 75 ettari al giorno, una superficie corrispondente a oltre 100 campa da calcio. Dagli anni '50 ai primi anni del 2000, del resto, l'area urbana nazionale è aumentata di quasi 600 mila ettari, pari a circa 450.00 campi da calcio. E l’espansione del cemento è cresciuta nonostante case e uffici siano spesso rimasti sfitti.

Un po’ di numeri
I progetti di grandi infrastrutture attualmente in corso mettono a rischio 84 aree protette, 192 siti di interesse comunitario e 64 International bird area. Dal 1948 a oggi, sono stati 4,5 milioni gli abusi edilizi: 75mila l'anno. Nei dieci anni tra il 2000 al 2010 si è registrata una diminuzione della superficie dedicata all’agricoltura dell'8%. Secondo gli esperti il consumo del suolo è il primo problema nazionale: raggruppa problemi di sicurezza, come l'assetto idrogeologico, di legalità come l'abusivismo edilizio, di tutela ambientale, di commercio e di turismo. 

Cosa si può fare?
Fai e Wwf suggeriscono interventi su piani diversi. Un'attenzione maggiore nella pianificazione, ma anche l'introduzione di leve fiscali: uno dei motivi per cui esiste consumo di suolo è perché i Comuni “fanno cassa”. E’ importante, quindi, introdurre strumenti fiscali che diano un valore aggiunto ai suoli liberi, agevolando quelli che si impegnano a utilizzare quelli già utilizzati.

Il ruolo dell’agricoltura biologica
Se i campi che “resistono” alla cementificazione vengono coltivati in modo intensivo, la vitalità del suolo è minacciata. L’agricoltura biologica può essere una risorsa preziosa per il territorio. Praticandola, non si spargono fertilizzanti o pesticidi chimici di sintesi, si proteggono le piante favorendo lo sviluppo di animali utili e scegliendo varietà resistenti alle malattie. Con il metodo biologico si applica il criterio dell'alternanza delle coltivazioni, per non impoverire il terreno, come invece succede nelle monocolture intensive. Gli alimenti che si ottengono sono privi di residui tossici e ricchi dal punto di vista nutritivo. I vantaggi per l'ambiente sono notevoli. Si pensi agli insetticidi di sintesi: quando vengono spruzzati sulle piantagioni, solo l'1 per mille del prodotto agisce effettivamente sugli insetti nocivi, mentre il restante 999 per mille contamina tutto l'ambiente circostante.

Slow Food e i piccoli produttori
La nota associazione internazionale, nata in Italia nel 1989, crede nel valore del cibo, della sua origine e del lavoro dei produttori e che la consapevolezza delle proprie scelte alimentari quotidiane influisca sul futuro del pianeta. La Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus sostiene le comunità dei piccoli produttori, difende la biodiversità alimentare, custodisce i cibi tradizionali e valorizza i territori. Con i suoi progetti di Educazione del Gusto, Slow Food aiuta a conoscere meglio il cibo, a comprendere da dove proviene, come è prodotto e da chi, costruendo una consapevolezza nuova e stimolando cambiamenti sociali virtuosi. Ne fanno parte oltre 100.000 soci e migliaia di agricoltori, allevatori, pescatori, produttori, studiosi, cuochi e giovani, attivi in più di 150 paesi.